Buzz Lighter alla riscossa che perlustra la stanza di Andy con un letto, una scrivania, un tavolo, un tappeto, una sedia, una finestra, una culla e uno scaffale. "Verso l'infinito e oltre".
Mi ricordo bene il momento in cui la troupe venne invitata a vedere il film, a Los Angeles. Ero curioso di vederlo perché all’epoca c’erano molti dubbi sull’animazione al computer. La sfida era: saranno capaci di far recitare i personaggi in maniera credibile? Be’, uscimmo dalla proiezione increduli e cominciammo a lodare Toy Story. Capimmo subito che sarebbe stato un capolavoro, ma anche l’inizio dei guai per l’animazione tradizionale. È il primo di una trilogia (destinata a continuare in qualche modo) che ha fatto innamorare più di mezzo mondo. Dei semplici giocattoli prendono vita, dimostrando di avere un’anima e un proprio carattere. Troviamo Cowboy, Space Ranger, cani, dinosauri e molto altro. Uno diverso dall’altro quindi, uniti da un’unica cosa: il padrone.
Andy incarna, o meglio ha incarnato, il classico bambino che ama usare i suoi giocattoli e con i quali passa la maggior parte del tempo.
Un messaggio chiaro, che nell’epoca degli anni ’90 era facile da capire, ma che oggi, vista l’evoluzione della tecnologia, ha un significato più forte. Probabilmente, i bambini di oggi hanno perso quell’amore che un tempo si provava per i propri “pupazzi”. Ecco perché, sarebbe cosa buona e giusta riproporre ai bambini di oggi Toy Story, per far capire che un semplice giocattolo può renderti la vita migliore. Cowboy e uno Space Ranger. Due personaggi all’apparenza così diversi, che finiscono per diventare migliori amici, o addirittura fratelli. Ma proviamo a ripercorrere la loro storia. Woody è il leader del gruppo di giocattoli di Andy, il classico bravo bambino. quella casa sono tutti amici, si vogliono bene e si divertono a far felice il loro padroncino. Per loro è come se fosse un lavoro, in realtà è proprio la ragione di vita.
a cura di Alessandro Montrone.